Una mostra aperta ad altre culture
A Milano c’è un luogo dove immergersi in visioni, suoni e immagini lontane e per certi aspetti familiari. Si tratta di un’esposizione d’arte al Padiglione d’Arte Contemporanea (PAC) intitolata JAPAN. BODY_PERFORM_LIVE, una mostra volta alle ricerche artistiche contemporanee giapponesi. I 17 artisti scelti da Shihoko Iida (una curatrice indipendente giapponese, con base a Nagoya) e Diego Sileo (storico dell’arte, studioso e autore) indagano la relazione tra il corpo e tematiche universali, quali la politica, la società, l’ambiente, la vita e la morte.
Le opere d’arte sulle quali soffermarsi sono molteplici, fra le quali quella di Saburo Muraoka (1928 – 2013), lo scultore di calore, del quale è sposta Body temperature, un cilindro di rame che ha una temperatura (“corporea”) di 36,7 °C ; il video della perfomance di Oko Ono (1933), Cut Piece (1964); e le fotografie di Lieko Shiga (1980), Human Spring (2019) che completano un lavoro iniziato dall’autrice precedentemente a Kitahama (luogo distrutto dal terremoto e dallo tsunami. Dei lavori esposti ne approfondisco solo alcuni attraverso la mia cultura occidentale, povera di conoscenze di quella orientale. Immagino che lo scopo della mostra sia anche questo, quello di fare un passo verso qualcosa di sconosciuto, che possa aprire la nostra conoscenza verso panorami diversi e simili.
Kazuo Shiraga
La prima opera visibile è Chishinsei Shutsudoko di Kazuo Shiraga (1924 – 2008). L’artista, attraverso la foot-painting, decide di dipingere facendo scivolare i suoi piedi sulla superficie della tela che a questo punto diventa quasi un terreno bianco sul quale danzare. Kazuo Shiraga sperimentava questa tecnica pittorica aggrappandosi a una fune, il ché doveva richiedere una certa abilità, forza e impegno fisico. Il lavoro fa parte di una serie dedicata ai 108 eroi cinesi del romanzo Suikoden, questa in particolare è consacrata all’eroe Chishinsei.
Chiharu Shiota
Nella sala 2, invece, è presente l’opera di Chiharu Shiota che propone l’abito bianco femminile all’interno di una miriade di fili neri. L’opera si compone di 4 variazioni dello stesso abito con lunghezze diverse e disposti in maniera crescente. Ciò che manca è il corpo, la sua assenza è espressa attraverso l’abito bianco. Inoltre i fili neri impediscono di cogliere i particolari, come fossero delle sbarre sottilissime e fitte.
Dumb Type
La tecnologia fa il suo ingresso con LOVE/SEX/DEATH/MONEY/LIFE del collettivo artistico giapponese Dumb Type (fondato nel 1984 a Kyoto). L’installazione tocca temi universali e lo scorrimento verticale delle parole sullo schermo, a volte di colore nero e altre bianco, rimanda a un’azione molto simile allo scorrimento che avviene nei cellulari. La variazione della velocità delle parole nell’opera da modo di soffermarsi a turno sui diversi temi proposti.
Ami Yamasaki
L’autrice giapponese, definita come artista della voce, lavora con il suono della propria voce in relazione ad alcuni movimenti del corpo. Al PAC di Milano Ami Yamasaki presenta un lavoro che ricopre gran parte della parete del secondo piano. L’istallazione, sviluppata in maniera orizzontale, è costituita da tante unità di carta piegate e unite tra loro secondo un progetto be preciso. Essendo la carta di colore bianco (come il muro), sembra quasi che la parete stessa si stia trasformando in una moltitudine di aghi che formano vortici e direzioni diverse. HERE YOU HEAR propone un ascolto in relazione a una superficie assorbente, personalmente ho ascoltato con gli occhi, soffermandomi sul movimento dato dal contrasto tra luce e ombra. Non sono sicura fosse questa la lettura data dall’artista, ma anziché assorbire il mio suono ha assorbito il mio sguardo e quindi la mia mente.
Cosa vedere
JAPAN. BODY_PERFORM_LIVE, a cura di Shihoko Iida e di Diego Sileo
Quando
22 novembre 2022 – 12 febbraio 2023
Dove
PAC, Padiglione d’Arte Contemporanea, via Palestro 14, Milano
Curiosità
I due curatori iniziano la loro collaborazione per la progettazione della mostra nel 2018. La realizzazione dell’esposizione subisce ritardi dovuti alle restrizioni dell’ultima pandemia.